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Dronero

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Indice

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Immagine da WIKIPEDIA.
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Storia

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Dronero fu fondata intorno al 1150 in quel periodo di torbidi e rivolte popolari che segnarono la fine del Feudalesimo e l'inizio della storia dell'età Comunale. Il nome della cittadina non ha chiare origini: Durcolium o Durconium o Durcognum, è il nome scritto nelle antiche carte topografiche e diverse sono le ipotesi di spiegazione del toponimo.

Da Dragone, un nobile della famiglia dei signori di Verzuolo, a Dragonerium, dal latino Draconanus, il "grado" di un soldato dell'esercito di Bisanzio nelle guerre goto-bizantine, passando per il termine Draco, di origine medioevale che indica uno sperone roccioso sopra un corso d'acqua; quest'ultimo è forse il meno fantasioso, anche in considerazione dell'origine celtico-ligure del toponimo Durcolium. Le due radici da cui è composto, Dur =  fiume (basti pensare alle due Dora in Piemonte ed alla Dordogna in Francia) e Colium = angolo, corrispondono pienamente alla posizione geografica del borgo costruito su un'altura a picco su due corsi d'acqua.

La dominazione del Marchesato di Saluzzo, durata quattro secoli portò ad uno sviluppo economico e culturale, grazie al contatto con la Provenza, ma anche a guerre e scorrerie di eserciti ed a frequenti assedi. Nel 1601 passò ai Savoia e Carlo Emanuele III di Savoia, nel 1749, concesse a Dronero il titolo di Città; fu l'inizio di un periodo di pace e di sviluppo che lo portò, insieme a Cuneo, ad essere tra i centri più industrializzati del circondario. Furono abbattute le mura interne e parte delle vecchie mura esterne, per rispondere alle nuove esigenze urbanistiche; il forte impulso alle attività artigianali portarono alla creazione di piccole industrie tessili per la lavorazione della seta e di industrie per la lavorazione del ferro, di cui oggi resta lo
stabilimento Fabbriche Riunite Falci Dronero.

A cavallo tra Otto e Novecento l'area registrò un ulteriore incremento industriale e commerciale grazie all'interessamento di Giovanni Giolitti, nato a Mondovì, ma di famiglia originaria della Valle Maira; entrato in Parlamento nel 1882 fu fino alla sua morte il deputato rappresentante del collegio elettorale di Dronero. In quei anni fu costruito il nuovo ponte sul Maira, la Strada Statale 22 e l'ormai scomparso tratto ferroviario Busca-Dronero.

Le due guerre mondiali colpirono pesantente anche Dronero (vedi le lapidi sotto al "Pellerino") e a partire dall'autunno del 1943 numerosi antifascisti locali salirono sui monti e diedero vita alle prime formazioni partigiane (Formazioni GL e Garibaldi). Dronero pagò un pesante tributo: deportazioni a Mathausen, fucilazioni, otto bombardamenti, dal 12 al 27 febbraio 1945, che causarono rovine, 38 morti e lo sfollamento totale della città. 
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Arte

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Il Ponte vecchio, detto Del Diavolo è un ponte merlato dalle grandi arcate diseguali che è il simbolo di Dronero. L'arcata maggiore ha un diametro di circa 27 metri,  una larghezza di 6 metri ed è alta 18 metri sul livello del Maira. Fu costruito nel 1428 e sul pilastro dell'arcata minore in direzione del paese poggiava il ponte levatoio, il cui cardine di ferro è stato trovato sotto il manto stradale. Il ponte levatoio fu soppresso nel 1810 quando venne ampliato il passaggio d'ingresso al paese e ripristinate le merlature ghibelline a coda di rondine. Il nome è legato, come tanti altri ponti medievali, per la sua costruzione e le caratteristiche architettoniche, alla figura del Diavolo; il quale, ovviamente per soddisfare la tradizione popolana pagano-cristiana, deve fare la figura del fessacchiotto.

La parrocchiale dedicata a Ss. Andrea e Ponzo fu costruita su i resti di una precedente costruzione nel XV secolo; fu modificata molte volte con il passare del tempo e delle mode artistiche,  ma conserva ancora la struttura tripartita della pianta in tre navate tipica dello stile gotico.

L'ospedale del 1770 sorge sui ruderi del castello, che fu utilizzato dai Savoia come prigione per gli eretici durante il periodo della rivolta protestante.

Il foro frumentario, dove una volta si svolgeva il mercato del frumento: è una loggia del grano a base ottagonale risalente al XIV secolo. Dopo la peste del 1522 furono murate le arcate e fu trsformata in cappella dedicata a S. Sebastiano. Solo nel 1818 tornò a essere un mercato.

La Torrazza è un edificio che, in frazione Monastero di Pratavecchia, svolgeva una funzione di torre di vedetta presso un guado che ebbe notevole importanza nei secoli. Era inserita nel complesso sistema di avvistamento e di trasmissione di segnali che, faceva capo ai vicini castelli di Montemale, di Caraglio, di Dronero verso Busca e di qui fino a Saluzzo. È una possente costruzione cilindrica, con una porta posta a 7 metri dal livello del piano di campagna e con alcune feritoie orientate verso Caraglio, Montemale e Busca.

In questo tipo di costruzioni di carattere difensivo e militare si passava da un piano all'altro attraverso botole aperte nei pavimenti e scale in legno. Alla porta di accesso si accedeva mediante una scala a pioli che si poteva poi ritirare. Il vano a piano terra o seminterrato serviva in genere in tali torri da magazzino di provviste, il primo da cucina ed alloggio del capoposto, gli altri da dormitorio dei soldati. L'ultimo piano era spesso merlato o dotato di un parapetto; un'apertura coperta da una tettoia spiovente permetteva alle vedette di controllare la piana. (Testo di Giovanna Frosoni da AfpDronero)
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Droneresi celebri

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Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928). Detto l'uomo di Dronero avendo nella Valle Maira le radici familiari e in Dronero il cuore del suo collegio elettorale. Dopo aver lavorato per ben vent'anni al ministero delle Finanze entrò in Parlamento nel 1882 come deputato per Dronero che rappresentò per il resto della vita. Valendosi della sua esperienza in materia finanziaria divenne ministro del Tesoro sotto Crispi nel 1889 e primo ministro nel 1892. Travolto dallo scandalo della Banca Romana, si dimise nel novembre del 1893. Tornò al governo sei anni dopo, sotto Zanardelli, come ministro degli Interni sull'onda del liberismo. È stato Presidente del Consiglio Italiano per una decina di incarichi, e quasi interrottamente, dal 1903 fino al 1921. Fu uno dei ultimi rappresentanti del liberalismo politico italiano, ormai sconfitto dalla marea nera fascista.

Ezio Mauro. Nato a Dronero il 24 ottobre 1948, ha iniziato la professione di giornalista nel 1972 alla Gazzetta del Popolo di Torino, seguendo, tra l'altro, le vicende legate al terrorismo politico. È poi passato a La Stampa, a Roma, come inviato di politica interna e in seguito ha svolto servizi ed inchieste all'estero, in particolare negli Stati Uniti. Nel 1988 ha iniziato la sua collaborazione con La Repubblica, come corrispondente dall'Unione Sovietica. Per tre anni ha seguito la grande trasformazione di quel paese nel periodo della Perestrojka. Il 26 giugno 1990 è tornato a La Stampa come condirettore, per poi assumere la carica di direttore il 6 settembre 1992. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Internazionale Ischia per il giornalismo. Dal 6 maggio 1996 è direttore di La Repubblica. Nel 1997 ha ricevuto il Premio Internazionale Alfio Russo per il suo contributo al giornalismo.

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